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Il mondo può ridurre l’inquinamento da plastica dell’80% entro il 2040, afferma l’ONU

Jun 09, 2023Jun 09, 2023

Secondo un nuovo rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite, i paesi potrebbero ridurre l’inquinamento da plastica dell’80% in meno di due decenni.

L’inquinamento da plastica è una piaga che colpisce ogni parte del mondo, dall’Artico, agli oceani e all’aria che respiriamo.

Sta cambiando anche gli ecosistemi. Gli scienziati hanno recentemente scoperto rocce fatte di plastica su una remota isola brasiliana, e ora c’è così tanta plastica che vortica in alcune parti dell’Oceano Pacifico che comunità di creature costiere prosperano su di essa, a migliaia di chilometri da casa loro.

Negli ultimi decenni i livelli di produzione della plastica sono aumentati vertiginosamente, soprattutto quella monouso, e i sistemi di gestione dei rifiuti non hanno tenuto il passo. Nel 2021 il mondo ha generato 139 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica monouso.

Se non si interviene, la produzione globale di plastica triplicherà entro il 2060.

La Grande chiazza di immondizia del Pacifico è ora così enorme e permanente che un ecosistema costiero prospera su di essa, dicono gli scienziati

Il rapporto dell’UNEP mira a offrire una tabella di marcia ai governi e alle imprese per ridurre drasticamente i livelli di inquinamento da plastica. Si concentra su tre strategie principali: riutilizzo, riciclaggio e materiali alternativi.

Il riutilizzo della plastica avrebbe l’impatto maggiore, secondo il rapporto, che raccomanda di promuovere opzioni come bottiglie riutilizzabili, programmi di deposito per incentivare le persone a restituire i prodotti di plastica e programmi di ritiro degli imballaggi. Questo sarebbe il “cambiamento di mercato più potente”, riducendo l’inquinamento da plastica del 30% entro il 2040, afferma il rapporto.

Secondo il rapporto, aumentare i livelli di riciclaggio potrebbe ridurre l’inquinamento da plastica di un ulteriore 20%. Solo il 9% circa della plastica viene riciclato a livello globale ogni anno, mentre il resto finisce in discarica o incenerito.

Il rapporto raccomanda inoltre di sospendere i sussidi ai combustibili fossili che contribuiscono a rendere più economici i nuovi prodotti in plastica, il che disincentiva il riciclaggio e l’uso di materiali alternativi. I combustibili fossili sono la materia prima di quasi tutta la plastica.

Secondo il rapporto, l’uso di materiali alternativi adeguati per i prodotti monouso, come involucri e bustine – incluso il passaggio a materiali compostabili che si decompongono più facilmente – potrebbe ridurre l’inquinamento da plastica del 17%.

"Il modo in cui produciamo, utilizziamo e smaltiamo la plastica sta inquinando gli ecosistemi, creando rischi per la salute umana e destabilizzando il clima", ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo dell'UNEP, in una nota.

“Questo rapporto dell’UNEP delinea una tabella di marcia per ridurre drasticamente questi rischi attraverso l’adozione di un approccio circolare che mantenga la plastica fuori dagli ecosistemi, fuori dai nostri corpi e nell’economia”.

Il rapporto stima che l’investimento necessario per i cambiamenti raccomandati costerà circa 65 miliardi di dollari all’anno, ma afferma che questa cifra è di gran lunga superata dai costi derivanti dal non fare nulla. Secondo il rapporto, il passaggio a un’economia in cui la plastica viene riutilizzata e riciclata potrebbe portare a un risparmio di 3,25 trilioni di dollari entro il 2040, evitando gli impatti negativi della plastica, compresi quelli sul clima, sulla salute, sull’aria e sull’acqua.

Secondo le stime del rapporto, tagliare la plastica dell’80% farebbe risparmiare 0,5 miliardi di tonnellate di inquinamento da carbonio che riscalda il pianeta ogni anno. Potrebbe anche creare 700.000 nuovi posti di lavoro, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Nonostante tutti questi cambiamenti, tuttavia, secondo il rapporto, entro il 2040 il mondo dovrà ancora gestire circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica derivanti da prodotti a vita breve. Ciò equivale in peso a quasi 5 milioni di container marittimi: distribuiti uno dopo l'altro, potrebbero raggiungere la città di New York a Sydney, in Australia, e ritorno.

Secondo il rapporto, per affrontare questo problema saranno necessari standard più severi per i rifiuti non riciclabili e una maggiore responsabilità dei produttori per l’impatto dei loro prodotti in plastica.

Il rapporto arriva mentre i paesi si preparano per un secondo ciclo di negoziati a Parigi alla fine di questo mese volti a concordare un primo trattato internazionale sulla plastica a livello mondiale, che affronterebbe l’intera vita della plastica, dalla produzione allo smaltimento. Se il trattato includerà limitazioni alla produzione di plastica rimane un punto controverso.